Il balon a pugn e la pantalera

Un gioco antico, profondamente legato alle tradizioni e alla vita della gente, nato nelle piazze e nelle strade dei paesi

 

Il balon a pugn (palla a pugno) è uno sport di nicchia tipico delle nostre zone di Piemonte e Liguria. È leggermente simile al tennis, ma si gioca senza rete e racchetta. Il “balon” vede due squadre di quattro giocatori sfidarsi nelle piazze dei paesi. La “pantalera” rappresenta una una variante più tradizionale del pallone elastico, concepita per essere giocata anche negli angusti spazi urbani senza richiedere un campo dedicato come quello di uno sferisterio. Tradizione balon 5 1200

La sua distinzione principale rispetto alla pallapugno risiede nel servizio: anziché essere colpita con un pugno, la palla viene lanciata per farla rimbalzare su una tettoia obliqua posta sul muro e sollevata circa due metri da terra. Da questo momento in poi, il gioco segue le regole della pallapugno. Questa diversità nel regolamento riduce l’importanza della pura forza fisica, consentendo ai giocatori più anziani ma esperti di prevalere talvolta sui più giovani, sfruttando i rimbalzi imprevedibili che la palla può assumere sulla pantalera o sulle varie superfici urbane come tetti, pareti e balconi delle case.

Ora non si gioca più a Dego, se non in rarissime occasioni, ma un tempo era lo sport principale. Gli atleti avvolgevano il polso della “mano buona” con una fettuccia di stoffa che chiudeva un pezzo sagomato di cuoio tra polso, base del pollice e dito stesso. L’obiettivo era di colpire la palla di gomma con la massima potenza possibile, avvicinandola il più possibile al fondo del campo avversario o eseguendo un fuoricampo (detto “intra”), guadagnando così punti immediati. Un punto era segnato anche se gli avversari non riuscivano a restituire la palla dopo il primo rimbalzo.

A fine 8oo inizio 9oo si giocava sulla strada principale del paese, il campo era tracciato alla lissa (senza appoggio) davanti all’attuale bar sport sino alla pesa pubblica. In quel periodo la quadretta locale più rinomata era quella composta da Ottavio Gilardoni (1879) detto l’ambidestro, Andrea Dotta (1883), Giuseppe Sicco (1870). Per motivi di traffico pubblico il campo di gioco fu trasferito in seguito nella piazza di fronte alla Soms, l’attuale Pro Loco.

Si giocava in qualsiasi condizione: il contesto di gioco era parte integrante del gioco stesso. Terreno sconnesso, buche, tetto spiovente e il muro venivano sfruttati per rendere imprevedibili e avvincenti le traiettorie dei colpi. Il fascino del Balon risiedeva proprio nel contesto. Le squadre si sfidavano con grinta e astuzia, utilizzando ogni mezzo possibile per sorprendere gli avversari. Non solo contava la forza, ma anche la tecnica e soprattutto la conoscenza minuziosa della piazza di gioco.

Negli anni ’30 la quadretta dei fratelli Astesiano partecipò con buoni risultati a diversi campionati di terza serie e di seconda serie. Nel campionato di seconda del ’33 Dego si confrontò contro Cuneo, Gallo d’Alba, Mondovi, Ovada, Racconigi, San Remo, Savona e Torino. Sul finire degli anni ’50 la Soms Dego partecipò al campionato di terza categoria con la seguente formazione: Domenico Ghione – Alfredo Astesiano – Walter Berretta – Fausto Beltramo.

Era impossibile non perdersi nella bellezza rurale del contesto: l’arbitro con la sigaretta in bocca, spesso un vecchio giocatore ora in pensione; l’agricoltore con le braccia forti e il girovita generoso; il giovane secco e smunto che stupiva con colpi precisi, e la folla di persone e familiari che, dopo ogni colpo, si lasciava andare a critiche e urla di incoraggiamento.

Al termine di ogni partita, ci si stringeva le mani, si asciugava il sudore e ci si ritrovava festeggiando tutti insieme, tra canti e bicchieri di vino.