Seduti all’ombra sotto ad un grosso albero pane contadino, salame, formaggio, qualche fetta di frittata, subricchi, un fiasco di vino e frutta di stagione. In questa tradizione c’è tutto; dialetti di comunità chiuse, il calore della famiglia, il profumo dei campi d’estate, l’umore della fatica, la sensazione dell’aria al tramonto sulla pelle, la sete che allarga la gola, l’eco di vallate isolate dal mondo…..
Sveglia presto al mattino, pronti per iniziare la giornata. Un passaggio nella stalla per la cura delle mucche, poi la colazione: un bicchiere di latte fresco, magari accompagnato da una fetta di pan vegg. La giornata sarebbe stata intensa e faticosa, poiché i campi richiedevano un costante e duro lavoro fisico.
Veniva quindi il pranzo, quando ci si ritirava a casa per rifocillarsi e riposare brevemente, asciugando i sudori della fatica. Poi nuovamente al lavoro, magari impegnati nel taglio manuale di interi campi di erba con il “fer da sie”. Arrivavano così le 17, ma la giornata non era ancora conclusa, specialmente nei mesi estivi in cui il tramonto tardivo permetteva di sfruttare ogni minuto disponibile per le attività agricole. Era questo il momento per fare la pausa della merenda sinoira, magari sedendosi all’ombra sotto ad un grosso albero, gustando pane contadino, salame, formaggio, frittata, subricchi, un buon vino e frutta fresca di stagione. Poi, dopo questa sosta, i lavori riprendevano ancora per qualche ora. Quando la luce del giorno cominciava a scemare, si tornava alle proprie abitazioni. A quel punto, lo stomaco non richiedeva più un pasto abbondante, ma solo qualcosa di leggero per favorire un riposo migliore. Con un soffio sulla candela, uno sguardo ai campi ormai bui e una preghiera rivolta al Cielo, ci si dirigeva a letto, pronti per affrontare una nuova giornata che sarebbe iniziata presto.
La merenda sinoira era questo. Dietro c’è qualcosa di più di un’antica abitudine. La sua essenza racchiude la semplicità del cibo, la lentezza del pasto e la convivialità dell’incontro, evocando un modo diverso di vivere il cibo. Nel suo nome si cela un intero periodo storico, una cultura e un contesto specifico. Il profumo dei campi estivi, la brezza serale sulla pelle, la stanchezza dopo una giornata di lavoro nei campi, il calore familiare, la sete che si appaga, l’atmosfera delle valli isolate dal mondo, i dialetti delle comunità chiuse, le prediche dei parroci vestiti di nero, le chiacchiere nelle osterie, e gli odori degli ingredienti raccolti in cortile.
Se il cibo è un riflesso della cultura e la cultura è parte della storia, allora la merenda sinoira diventa un apericena intriso di saggezza storica. Ciò conferisce autenticità e profondità ad ogni boccone, ricordandoci che il concetto di nutrirsi è stato diverso in ogni luogo, in ogni epoca e in ogni situazione.
Vedi anche su questo sito Come organizzare una merenda sinoira